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28 marzo 2009

LE MAFIE A RAVENNA

E' la relazione semestrale della DIA a dirlo: Le mafie hanno messo radici in Emilia Romagna. Solo due anni fa Ravenna si svegliava scossa dalle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella. Il burocrate affiliati al clan Mandalà di Villabate, in provincia di Palermo, che ai giudici rivelava che l'Emilia Romagna ed in particolare Modena e Ravenna, erano i luoghi prediletti dai boss per riciclare il denaro. Vincenzo Alfano e Giampiero Pitarresi, titolari di numerose ditte edili, costruivano villette a schiera tra Modena e Ravenna.Ma a Ravenna non esiste solo la mafia siciliana. Qui operano indisturbate anche Camorra e 'ndrangheta.Mentre nelle regioni del sud le mafie sono assai percebili a causa delle guerre per l'affermazione del potere di un'organizzazione a discapito di un'altra, in Emilia Romagna tutto questo non accade.Le mafie collaborano tra loro, pacificamente. E se ad un clan della camorra finisce la droga da smerciare sul territorio, il ferreo patto di non belligeranza tra le cosche prevede addirittura che le 'ndrine possano andare in suo soccorso rifornendolo di droga.Senza omicidi nè guerre le mafie possono lavorare in silenzio ed indisturbate.Bisogna dunque andare a studiare i dati, a guardare i ribassi operati negli appalti pubblici, a controllare il sistema dei subappalti, per scorgere i segnali della presenza mafiosa sul nostro territorio.In tutte le città dell' Emilia Romagna, ad esempio, si sta verificando uno strano fenomeno in campo edile. A fronte di una
domanda in drastico calo, l'offerta di abitazioni private continua ad aumentare con il risultato che spesso, diversi alloggi, rimangono invenduti e pertanto vuoti. Ed a costuire sono spesso imprese i cui proprietari provengono starnamente dagli stessi paesini del sud. Cutro e Casal di Principe in testa. Nella vicina Modena le imprese edili in piena attività e di proprietà di residenti a Casal di principe, patria del clan dei Casalesi, sono ben 570. E' questo il segno lampante del riciclaggio del denaro sporco delle mafie che costruiscono per giustificare con metodi "legali", e spesso azionando meccanismi faraonici di false fatturazioni, i propri introiti ottenuti con il racket delle estorsioni e con altri metodi illegali nelle regioni del sud ma anche nelle stesse regioni del nord e del centro.Nessuno dei nostri amministratori locali sembra però badare a questi dati. Senza morti od omicidi la cittadinanza non si accorge di nulla e continua a vivere nell'illusione che la mafia sia solo un fenomeno di coppole e lupare presente solo nelle regioni del sud.La mafia, dalle nostre parti, parla in dialetto emiliano, ha la laurea e veste in giacca e cravatta. Spesso sponsorizza i politici locali e paga le loro campagne elettorali.Ala luce dei dati confermati dalla DIA e dall'autorità giudiziaria, perchè i nostri politici non parlano del pericolo mafie?Perchè nessuno sembra voler fermare la capillare spartizione del territorio che le mafie stann operando in casa nostra?


Questo è l'intervento che ho fatto ieri sera ad una conferenza sulla cementificazione a Ravenna, dopo aver avuto un dialogo con Sonia Alfano, figlia del giornalista Alfano ucciso dalla mafia.
Tutto quanto scritto è nella relazione semestrale della DIA e agli atti in Procura.

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