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23 maggio 2009

22 maggio: a Ravenna si è parlato di mafie


Ieri sera presso la sala D'Attorre di Ravenna avevamo organizzato una conferenza con Salvatore Borsellino e Pino Masciari.

Piazza difficile Ravenna, non vi era la Stampa nè le istituzioni, invitate all'evento. Oggi i giornali non riportano nulla di quelle testimoniaze forti avute ieri sera, meglio parlare delle solite cazzate. almeno qui, su internet, ne faccio un breve reportage..


Nell'introduzione alla serata ho spiegato il perchè sia dovuto parlare di mafie a Ravenna. abbiamo già avuto in passato numerosi episodi della presenza mafiosa a Ravenna. Nell' 1982 i pizzini di Provenzano nella vicenda Ferruzzi. Fù quando la Ferruzzi acquistò il 40% di Cava Occhio della Palermo Calcestruzzi di Buscemi,e Buscemi altro non era che il prestanome di Provenzano e Riina. Tutto ciò fu confermato dalle dichiarazioni dei pentiti Brusca e Siina.E quando la Ferruzzi entrò nel mercato azionario, Falcone dichiarò: "la mafia è entrata in borsa". Poi ci fù Pittarresi arrestato a Massalombarda, e l'impresa Notaro che era del marito della sorella di Michele Greco. E da qui via via un continuo di cementificazione inutile che devasta il nostro Comune.

Non a caso ho introdotto il discorso "edilizia" visto che il primo a parlare è Pino Masciari.

Pino è un'imprenditore edile calabrese che rilevò la ditta del padre e si buttò negli appalti locali. Quando il lavoro prese piede, si presentò alla porta della sua ditta la mafia per estorcere denaro. Lui non abbassò la testa e disse "no" alla mafia. Denunciò tutti, i boss, i politici, i magistrati corrotti.

Fece il suo dovere di cittadino che credeva nello Stato, mai poteva immaginare che quello Stato lo avrebbe tradito.

Una notte prelevarono lui e la sua famiglia e li "deportarono" perchè a grave rischio di vita. Da allora, e sono passati 12 anni, vivono senza libertà, in esilio, senza una vita normale.

I suoi figli non possono giocare per la strada, o girare in bicicletta, come tutti i bambini. E Pino e Marisa hanno abbandonato tutto, affetti, lavoro, amicizie, casa.

Ma ecco la presa in giro dello Stato, che dopo un pò inizia a comportarsi in modo strano. A volte la scorta c'è, a volte no. In più gli viene dichiarato il fallimento della società, non si sà con quale logica. Giusto per fermare Pino.

Pino mi ha raccontato della sua vita, alcuni episodi. E' una storia da cui possiamo solo percepire cosa voglia dire vivere con la paura, ma è a noi inimmaginabile. Eppure, non l'ho mai sentito dire una volta "chi me l'ha fatto fare". Stargli vicino e continuare a parlare di lui è il minimo che possiamo fare, quello che invece dovremmo fare è prenderlo come esempio e denunciare.


Poi è c'è la testimonianza di Salvatore Borsellino sulla morte del fratello Paolo.

Salvatore è un'uomo che non vuole "pacche sulle spalle" o finte commemorazioni o piazze intitolate a Paolo. Vuole giustizia!

E' troppo semplice dire che Paolo Borsellino è stato ucciso dalla mafia, chi dello Stato ha permesso ed appoggiato deve pagare. Il giorno della strage sul posto ci fu qualcuno non esterno alle forze dell'ordine che prese dalle lamiere dell'auto l'agenda rossa di Paolo Borsellino. Su quell'agenda c'era tutto il lavoro di Paolo. E' sparita anche se nei filmati si vede l'uomo che se ne và con l'agenda.

Questa non è stata una strage di mafia, ma una strage di Stato. Per i funerali la famiglia rifiutò la presenza dei politici, e rifiutò il funerale di Stato.

Borsellino sapeva che lo stavano per ammazzare, sapeva anche che era già arrivato il tritolo per l'attentato. Eppure il giorno che morì, la mattina sulla sua agenda scriveva: "Sono ottimista". Aveva compiuto il suo dovere fino alla fine.

Pubblico in piedi alla fine, commossi. Ieri sera a Ravenna si è parlato di mafia.

Samantha